La guerra non può più essere utilizzata come mezzo per la risoluzione di conflitti.

 

Da qualche anno tutti i media italiani ci raccontano di guerre. Le guerre che il sistema della comunicazione Italiana ci vuole raccontare. Sentiamo parlare di guerra in Palestina in Ucraina in modo diverso, con motivazioni diverse. Non vengono raccontanti però, con la stessa dovizia, i rimanenti 50 conflitti nel mondo in atto. Sono perenni racconti di morte, dolore attraverso articoli ma soprattutto immagini. Immagini strazianti, che hanno superato ogni più crudele immaginazione.


Possiamo dire che le guerre nel mondo sono solo di tipo convenzionale, cioé sono molto simili a quelle che si sono combattute nella seconda guerra mondiale. Oggi, con l’avvento della tecnologia, vengono usati nei conflitti altre armi come laser, droni, guerre informatiche.

La cosa sconvolgente è che questo tipi conflitti vengono accettati da tutti gli attori, anche dagli stati che hanno armi nucleari, armi di un livello superiore, poiché l’uso di queste ultime porterebbe all’estinzione dell’intera umanità.


Ho cercato una risposta attraverso l’IA, che di fatto rappresenta una specie di sintesi del pensiero attuale prevalente, ma che sicuramente non è la risposta etica ( e corretta a parer mio perché illogica) a ciò che sta succedendo.


1) Perché oggi gli equilibri mondiali di pace devono basarsi sul possesso delle armi atomiche, e sul loro potenziale utilizzo?


Gemini IA.

La tua domanda solleva un punto cruciale e controverso riguardo alle dinamiche geopolitiche contemporanee. La teoria secondo cui la pace mondiale debba basarsi sul possesso di armi nucleari e sulla minaccia del loro utilizzo è nota come "deterrenza nucleare". Questa teoria si fonda sull'idea che il potenziale di distruzione reciproca (MAD, Mutual Assured Destruction) tra potenze nucleari sia l'unica garanzia per prevenire conflitti su larga scala.

Ecco i punti chiave di questa argomentazione:

  • Deterrenza come strumento di stabilità: L'idea principale è che nessuna nazione si arrischierebbe ad attaccare un'altra nazione che possiede armi nucleari, sapendo che un attacco porterebbe a una rappresaglia devastante. In questo scenario, le armi nucleari non sono viste come strumenti per fare la guerra, ma come strumenti per prevenirla, in quanto rendono un conflitto diretto troppo costoso per qualsiasi attore razionale.

  • Parità di potere: La deterrenza funziona meglio quando esiste un equilibrio di potere tra le potenze nucleari. Se una nazione avesse un vantaggio decisivo, potrebbe essere tentata di un attacco preventivo. L'obiettivo, quindi, non è un'escalation, ma mantenere una parità di capacità distruttiva che renda inutile qualsiasi aggressione.

  • Ruolo nel mantenimento dello status quo: Il possesso di armi nucleari da parte di grandi potenze ha contribuito a cristallizzare un certo ordine mondiale, impedendo che le rivalità ideologiche o territoriali si trasformassero in guerre totali, come è accaduto durante le due guerre mondiali.

  • Pace "fredda" e non "calda": Durante la Guerra Fredda, le superpotenze USA e URSS, pur essendo in una profonda rivalità, non si sono mai scontrate direttamente in un conflitto militare. La minaccia della distruzione nucleare reciproca ha agito da freno, incanalando la competizione su altri fronti (politico, economico, tecnologico) piuttosto che su quello militare.

Critiche e rischi di questo approccio:

  • Rischio di errore o incidente: La deterrenza nucleare è una strategia intrinsecamente rischiosa. Un errore di calcolo, un malfunzionamento tecnico o un'escalation involontaria di una crisi potrebbero portare a una catastrofe globale.

  • Proliferazione nucleare: La logica della deterrenza spinge altre nazioni a voler sviluppare o acquisire armi nucleari per proteggersi. Più nazioni possiedono queste armi, maggiore è il rischio che vengano usate.

  • Inutilità contro minacce asimmetriche: Le armi nucleari sono inefficaci contro le minacce terroristiche o i conflitti interni. Nonostante un paese possegga armi nucleari, può essere vulnerabile a minacce non statali o a forme di guerra ibrida.

  • Instabilità regionale: In alcune aree del mondo, come il subcontinente indiano o il Medio Oriente, la presenza di potenze nucleari rivali rende la situazione estremamente volatile, e un conflitto, seppur non globale, potrebbe avere conseguenze devastanti a livello regionale.

In sintesi, la teoria della deterrenza nucleare è una spiegazione del perché, nonostante i rischi, molti credono che la pace in un mondo multipolare debba ancora passare attraverso l'equilibrio del terrore. Tuttavia, è una visione che rimane oggetto di un acceso dibattito etico, politico e strategico, e che pone l'umanità in una situazione di equilibrio precario e costantemente a rischio.


2) Secondo “la teoria dei giochi” ha senso basare la pace del mondo sul possesso di armi atomiche?


Gemini IA.


La domanda che hai posto è un'ottima applicazione della "teoria dei giochi" alle relazioni internazionali e, in particolare, al concetto di deterrenza nucleare. La risposta è sì, secondo la teoria dei giochi, la corsa agli armamenti nucleari e il mantenimento della pace attraverso la minaccia della distruzione reciproca può essere vista come una scelta razionale, sebbene paradossale, che conduce a un "equilibrio" specifico.

Il modello più utilizzato per spiegare questo fenomeno è una variante del Dilemma del Prigioniero, applicato al contesto delle relazioni tra Stati. Immaginiamo due nazioni, A e B, che possono scegliere tra due strategie:

  1. Armarsi (sviluppare e mantenere un arsenale nucleare).

  2. Disarmare (non avere armi nucleari o rinunciarvi).

Costruiamo una matrice dei "payoff" (i risultati, o guadagni/perdite) per ogni possibile combinazione di scelte:

Nazione B: Armarsi

Nazione B: Disarmare

Nazione A: Armarsi

Entrambe armate: (Costo elevato ma stabilità). Le nazioni spendono enormi risorse per armarsi, ma nessuna si attacca per paura della rappresaglia. Risultato: instabilità e rischio, ma anche una pace precaria.

Nazione A armata, B disarmata: (Vantaggio per A). A ha un potere di ricatto e una superiorità schiacciante su B, che è vulnerabile.

Nazione A: Disarmare

Nazione B armata, A disarmata: (Svantaggio per A). A è vulnerabile e alla mercé di B.

Entrambe disarmate: (Ideale). Entrambe le nazioni risparmiano risorse, il rischio di conflitto è ridotto. È la soluzione migliore per tutti.

Esporta in Fogli

Analizzando questa matrice, possiamo identificare le "strategie dominanti" per ogni nazione. Ogni nazione, agendo in modo razionale per massimizzare i propri interessi e minimizzare i rischi, giunge alla stessa conclusione:

  • Se la Nazione B si arma, la cosa migliore per la Nazione A è armarsi a sua volta per non trovarsi in una posizione di svantaggio.

  • Se la Nazione B disarma, la cosa migliore per la Nazione A è comunque armarsi per ottenere un vantaggio strategico e una posizione di superiorità.

Di conseguenza, per la Nazione A, la strategia dominante è sempre quella di armarsi, indipendentemente da ciò che fa la Nazione B. Lo stesso vale per la Nazione B.

Il risultato di questo processo decisionale, in cui ogni nazione persegue il proprio interesse individuale, è che entrambe le nazioni scelgono di armarsi. Questa situazione è un "Equilibrio di Nash". In un Equilibrio di Nash, nessuno dei giocatori ha un incentivo a cambiare la propria strategia unilateralmente, data la strategia dell'altro.

Il paradosso risiede nel fatto che, sebbene la situazione ideale per entrambi sarebbe che entrambe le nazioni disarmassero, la logica della razionalità individuale porta inevitabilmente a un risultato subottimale per tutti: la corsa agli armamenti nucleari. In questo contesto, le armi nucleari, pur essendo strumenti di distruzione, diventano le pedine di un "gioco" strategico che, secondo la teoria, porta a una stabilità basata sul terrore.

Un altro modello che viene spesso citato in questo contesto è il "Gioco del Pollo" (Chicken Game), che descrive una situazione di confronto estremo in cui nessuno dei giocatori vuole "cedere" per non apparire debole. Le due macchine che corrono l'una verso l'altra ne sono l'esempio classico. In questo scenario, la minaccia di un utilizzo delle armi nucleari è un modo per mostrare che non si ha intenzione di "cedere", spingendo l'avversario a fare un passo indietro per evitare una catastrofe.

In conclusione, la teoria dei giochi non dice che la deterrenza nucleare sia la soluzione migliore o eticamente giusta, ma spiega perché, in un mondo in cui gli Stati agiscono come attori razionali e auto-interessati, il possesso di armi nucleari e la minaccia del loro uso può essere la logica conseguenza di un "gioco" strategico, portando a un equilibrio (di Nash) che, pur essendo precario, ha contribuito a mantenere una pace "fredda" per decenni.

Il mio pensiero.

Una possibile risposta razionale a quanto ci viene propinato sopra e cioè che gli “ Stati agiscono come attori razionali e auto-interessati”, che a pare mio non è né corretta ne’ vera, la possiamo trovare in un film del 1983 “WAR GAMES”. Dove la conclusione giusta del film è che la guerra nucleare non ha né vincitori né vinti, pertanto è un gioco che non deve essere “giocato”,perché: o il gioco deve essere giocato all’infinito, come continua minaccia, oppure, in un gioco a tempo finito, la morte di tutti gli attori a fine gioco. Questo mio pensiero vuole mettere in evidenza che i presupposti posti a base dei “giochi di guerra”, giochi matematici di Nash, di cui sopra sono errati non solo dal punto di vista etico ma anche logico.

La conclusione logica è che due o più contendenti avendo armi cosi potenti non possono più utilizzare la guerra come mezzo per la risoluzione di conflitti, ma devono trovare altre soluzioni.



Di seguito la storia del film “WAR GAMES” tramite AI Gemini.

"WarGames - Giochi di guerra" è un film del 1983 che ruota attorno a David Lightman, un adolescente geniale e appassionato di computer. Usando le sue abilità da hacker, riesce a entrare nel sistema informatico della sua scuola per cambiare i suoi voti e quelli della sua amica Jennifer.

Un giorno, cercando di intrufolarsi nel server di una compagnia di videogiochi, David si connette per errore a un potente supercomputer del NORAD (Comando di Difesa Aerospaziale del Nord America) chiamato W.O.P.R. (War Operation Plan Response), soprannominato "Joshua". Il computer, progettato per simulare scenari di guerra nucleare, propone a David di giocare a "Guerra Termonucleare Globale".

David, ignaro di stare interagendo con un sistema militare reale, accetta la sfida. Sceglie di interpretare il ruolo dell'Unione Sovietica e avvia una partita che il W.O.P.R. interpreta come un attacco imminente e reale. Il supercomputer inizia a preparare le forze armate statunitensi per un'imminente rappresaglia nucleare.

Il ragazzo si ritrova così al centro di una crisi internazionale, ricercato dalle autorità e accusato di spionaggio. Con l'aiuto di Jennifer, David cerca disperatamente di rintracciare il creatore del computer, il dottor Stephen Falken, un esperto di intelligenza artificiale che si credeva morto.

Nel climax del film, David e Falken riescono a raggiungere la sala di controllo del NORAD. Il W.O.P.R., che ha preso il controllo del lancio dei missili, sta per avviare una guerra nucleare. Per fermarlo, David gli propone di giocare a "tris" (tic-tac-toe) contro se stesso. Il computer, giocando all'infinito e non riuscendo a trovare una mossa vincente, giunge a una conclusione fondamentale: l'unica mossa vincente in una "guerra termonucleare globale" è "non giocare". Il computer interrompe la procedura di lancio, scongiurando così l'apocalisse.

Il film, oltre ad essere un thriller avvincente, solleva importanti questioni sull'eccessiva dipendenza dalla tecnologia, il pericolo di affidare decisioni cruciali alle macchine e il valore della vita umana di fronte a calcoli puramente logici e matematici.

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