Il sindaco “Genio” rosanero - " Dacci la cura, togli dalla città la spazzatura!"

 





Uno

Quando ero bambino in casa mia si cucinava di tutto, e secondo il periodo dell’anno, per le feste comandate siciliane, è sempre abbinato un dolce o un piatto tipico. Posso tranquillamente affermare che sono cresciuto con l’idea che l’odore di fritto è qualcosa di buono e salutare. Il fritto corrispondeva sempre ad una pietanza che poteva essere: polpette al sugo, cotoletta, panelle, ma soprattutto arancine, arancine “accarne”.

Le prime arancine che mangiai erano fatte in casa, oggi mi accontento anche di quelle comprate al bar, ma non è la stessa cosa. Mia mamma e le mie zie erano, e tuttora sono, delle fabbriche di arancine. Il procedimento prevede sempre la preparazione del riso il giorno precedente, poi, il giorno seguente, la preparazione delle arancine con tutti i condimenti, rigorosamente fatti in casa. Il consumo di arancine impone una riunione di tutti i familiari in modo da gustare e condividere il piacere del cibo.

Da qualche tempo faccio sempre un sogno ricorrente. Mi rivedo bambino a parlare con un Sindaco-Genio dell’arancina, tipo quello della lampada di Aladino, un tipo cicciottello, sorridente, con la pelle dorata, vestito però con una maglia rosa nero e nel petto stampata un’aquila. La sua casa non é la lampada ma un’arancina “accarne”. Per farlo manifestare si deve dare un morso all’arancina, rigorosamente calda, e pronta a sprigionare tutti i profumi, tra cui si confonde il genio-sindaco pronto a risolvere tutti i problemi atavici della città di Palermo.

La scorsa notte nel sogno, dopo il primo morso, chiesi al sindaco in di risolvere un problema atavico della città: “ Sindaco-Genio dell’arancina a me vicino, che dall’arancina ti sei manifestato, dacci la cura, togli dalla città la spazzatura!”.

Un inciso, problema è una parola grossa, pesante, richiama sempre situazioni che alcune volte non hanno soluzione. Per Palermo parlare del problema della spazzatura equivale a non trovare nessuna soluzione per la gestione dei rifiuti, ovvero a rinviarlo a nostri figli, nipoti e pronipoti.

Il Genio, interrogato dalla mia vocina, mi rispose:

Caro Totò, far sparire in un attimo tutta la spazzatura disseminata Palermo Palermo non servirebbe a nulla, anche se in mio potere, perché domani mattina saremmo punto e a capo. Tutte le magie di questo mondo sono inefficaci contro la maleducazione di molti palermitani, ahimé in larga maggioranza.”.

Spiegami meglio .”, risposi.

Io con le mie arti magiche potrei rendere la città pulita in un battibaleno, ma dopo qualche ora molti palermitani, impressionati da tanta pulizia diffusa verrebbero, indotti a sporcare la città peggio di prima. Per alcuni sporcare la città è un atto di affermazione della propria “panormitudine”. Un modo di manifestare la propria presenza sul territorio, un po’ come fanno i cani quando fanno la pipì per marcare il territorio.

Ma allora, Sindaco – Genio dell’arancina, vuoi dire che non c’è una soluzione?

La soluzione potrebbe esserci, ma non è una cosa così immediata. La gente di una volta, fino agli anni 30 del secolo scorso, aveva un forte senso di appartenenza ai luoghi dove era nata e ne era anche responsabile. Nei paesi, nei quartieri non esisteva la spazzatura disseminata per strada, perché la spazzatura non esisteva. Tutto veniva costruito in casa, tutto veniva restituito alla natura, che avrebbe saputo cosa fare dei nostri scarti. E poi ogni persona di borgata provvedeva personalmente a spazzare e lavare i luoghi nei pressi della propria abitazione.

Oggi viviamo nell’era del consumo, che viene assunto a modello di vita, e di conseguenza nell’era dello scarto, la spazzatura appunto, generata da tutti i prodotti da noi consumati a vario genere.

Questo modo di vivere, in funzione del consumo, viene travisato da molti sporcaccioni palermitani, oserei dire “Mammaddrau”, i quali, quando devono liberarsi dei loro rifiuti, lo fanno in modo non consono e non secondo le regole. Questo loro comportamento rende così la città, la loro città, la nostra città, invivibile, proprio per gli spettacoli di tanti rifiuti abbandonati nel modo più irrazionale possibile.

E’ difficile darne una spiegazione razionale. Molti arrivano a rendere luridi perfino gli spazi posti difronte la propria casa, rendendo impossibile l'azione di camminare usando i marciapiedi. Direi dei veri casi clinici da studiare.”

Ma allora?”. Con la mia vocina.

Una volta un mio amico Genio mi disse che per risolvere il problema dei rifiuti di Palermo voleva cancellare i geni sporcaccioni di molti palermitani, ma secondo le leggi moderne questo non si può fare, non si può modificare il DNA dei palermitani! Fammi riflettere, fammi ritornare nell’arancina “accarne”.Per risolvere un quesito così grande, dovrò dormirci sopra”.

Due

La mattina seguente mi svegliai con il sapore in bocca dell’arancina “accarne”. Meglio con il desiderio di consumare subito un’arancina. Per un vero intenditore la scelta del bar giusto o friggitoria non è facile, perché per essere soddisfatto, la sua arancina deve essere di qualità ed appena fritta.

Il percorso, delle vie della città per arrivare al bar, era costellato da cassonetti traboccanti di spazzatura, divenuti ormai ristoranti a cielo aperto per ratti e gabbiani. Questa dei cassonetti aperti, pur avendo li coperchio, con tanto di meccanismo azionato a pedale, evidenzia come i palermitani si interfacciano con questi contenitori.

Ogni volta che ne piazzano uno, nuovo, sono gli stessi netturbini a rimuovere il meccanismo per la chiusura. Questo venie fatto per due motivi: il primo, i palermitani tutti, non toccherebbero mai il pedale di apertura del cassonetto per motivi di pregiudizio igienico sanitario, avrebbero paura di contaminare la suola della propria scarpa dove altre scarpe hanno osato il loro appoggio; il secondo è che molti preferirebbero buttare la spazzatura vicino al cassonetto pur di non aprirlo. Questo mal costume tipico della città di Palermo offre uno spettacolo indecoroso e di degrado in alcuni quartieri dove non si effettua la differenziata porta a porta.

Il bar da me scelto era situato nella borgata dell’Arenella. Un piccolo bar che manifesta la sua presenza con l’odore di fritto nel raggio di più isolati. Luogo di pellegrinaggio delle 7 del mattino per molti intenditori.

Lì vi trovai tanti estimatori dell'arancina dell’alba e non solo. La luce del giorno non si era manifestata del tutto e questo passaggio di luce faceva presagire qualcosa di buono, l'inizio di un giorno diverso per Palermo.

Comprai l’arancina, ed essendoci poco spazio nel locale, mi recai fuori per consumarla. Al primo morso vidi come se un fantasma si stesse materializzando, ma era solo fumo e profumo di arancina. Mi tornò in mente il sogno, la sporcizia che attanagliava la città e la fiducia che il mio io bambino riponeva nello stesso sogno benefico.

Lavorai tutto il giorno, e la sera, dopo aver cenato mi addormentai davanti alla TV seguendo uno programma televisivo demenziale, che passava per uno spettacolo d'intrattenimento, realizzato con i pacchi. Ottimo per annoiarsi e prendere subito sonno.

Cominciai nuovamente a sognare e di trovarmi dentro ad un bar con il Sindaco- Genio dell'arancina seduto vicino a me.

Mi guardava fisso negli occhi e rideva, poi disse:

Sai piccolo Totò credo di aver trovato la soluzione al tuo desiderio.”

Bene!Risposi saltellando di felicità sul posto, come fanno tutti i bambini quando, per l’eccitazione, hanno bisogno di scaricare tutta l’adrenalina che hanno in corpo.

Il genio riprese:” Per mettere tutto a “posto”, come si dice a Palermo, bisogna scatenare il Dio-Mito della Creduloneria ed il Dio-Mito del Denaro Facile, avendo i Palermitani dimenticato il Dio-Mito della Buona Educazione”.

Non capisco Genio cosa tu voglia dire ?

Ora ti spiego. Il mondo si muove su delle leve, nel senso che tutti gli uomini fanno qualcosa perché una certa leva interiore glielo chiede,glielo impone. Una volta le persone avevano le leve della buona educazione, del rispetto altrui, della semplicità, della concretezza della lentezza. Questi tempi invece sono caratterizzati da altre leve tipo: denaro, forza, potenza, bellezza esteriore, mito dell’eterna gioventù, velocità, viaggi. A queste leve, che ho elencato, alcuni palermitani associano anche la leva degli sporcaccioni, una specie di malattia mentale che gli fa provare piacere quando sporcano le strade dove abitano. Molti, poi, sono gravemente malati; non si limitano a lasciare per strada solo i sacchi di spazzatura, ma anche tutti i propri elettrodomestici non più funzionanti, vecchi mobili e tanto altro, creando alcune volte delle vere e proprie barricate su strade e marciapiedi. Vere immagini apocalittiche, post guerra.

Ora ti spiego brevemente il mio piano.

Fase uno: dobbiamo fare credere a tutti, scatenando il Dio-Mito della Creduloneria che la spazzatura abbia un valore economico altissimo;

Fase due: dobbiamo creare una App da installare nei telefonini che dia dei punti, tipo buoni pasto, a coloro che porteranno la spazzatura differenziata negli appositi centri di raccolta disseminati nei quartieri della città. Naturalmente diremo che i punti acquisiti potranno essere spesi convertiti in buoni per acquistare di tutto: macchine, moto, viaggi, cene, soggiorni, entrate in locali vip, prodotti di bellezza, esperienze sensoriali, servizi di bellezza trattamento del corpo sia per uomo che per donna… Insomma racconteremo la più grande frottola del secolo, anche se in questo secolo è difficile capire ciò che è vero e ciò che è falso. Diremo quello che tutti vogliono credere. Diremo anche che gli uffici per convertire i buoni sono in fase di allestimento e che ci vorrà un po di tempo per riscuotere.

Fase tre: racconteremo che il servizio punti verrà gestito da una super società, finanziata con fondi pubblici, che avrà il compito di gestire il tutto. Così quando questa società fallirà, il fallimento sarà più credibile.

Genio- arancino non capisco cosa tu voglia fare?.”

Con la storiella dei punti molti palermitani che adorano il Dio- Mito Denaro saranno indotti a uccidere il Dio-Mito dello Sporcaccione, involontariamente, con l’abitudine saranno costretti a ripristinare in Dio-Mito della pulizia delle buona educazione. Quando tutto funzionerà alla perfezione, la città sarà pulitissima, diremo che il Manager della super società, finanziata con fondi pubblici, per rendere credibile in racconto, sarà scappato con il bottino dei soldi dei buoni in un paradiso fiscale. A quel punto pur se non sarà rimborsato più nulla ai tanti raccoglitori volontari creduloni, ex sporcaccioni, molti avranno provato la sensazione di vivere in una città pulita e ordinata e tornare indietro sarà impossibile.”

Io con la mia Vocina: “Geniale! Sindaco- Genio dell’arancina.”

Tre


La mia sveglia suonò, erano le 6:30 del mattino. Le prime luci dell’alba annunciavano un nuovo giorno. Vidi dalla finestra un mio vicino sporcaccione, uno sporcaccione seriale, che rovistava nel cassonetto dell’immondizia. Non capivo cosa stesse facendo. Lui che per il suo status di sporcaccione non riconosceva il cassonetto come luogo del conferimento era buttato a testa in giù e piedi in aria dentro quel maleodorante contenitore per raccogliere un ultimo pezzettino di carta. Poi gli vidi differenziare tutta la spazzatura e con dei sacchi enormi dirigersi verso la propria macchina per chissà quale destinazione. Aveva anche un telefonino in mano. Sembrava che facesse dei conti. Ogni tanto emetteva un giubilo di gioia, gioia vera;EVVIVA!!! SARO RICCO!!”.

Non capii cosa stesse succedendo. Andai a farmi un caffè con la mia moka. Lo feci per darmi tempo per riflettere. Misi il caffè nella tazzina e mi affaccia dalla finestra della mia veranda per sorseggiare il mio caffè con l’aria del mattino. Il mio vicino indaffarato mi vide, stranamente mi salutò, non lo faceva mai. Poi,con un sorriso compiacente, mi disse:

Signor Salvo, le dispiacerebbe, se salgo un attimo a casa sua per ritirare la spazzatura. Ho fatto un sogno, ho sognato che diventerò ricco con i punti della spazzatura. Metta naturalmente anche il tufo del caffè della moka, per tutto il resto ci penso io.”

Mi diedi due sberle in faccia, non capendo se stessi ancora dormendo, non mi svegliai perché ero già sveglio. Allora scoppiai in una grossa risata. Era il 4 di Settembre del 2050.

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