Le condizioni al contorno a Palermo…..che non è insalata.
Quando ero studente universitario ho avuto la possibilità di studiare Analisi Matematica ed un argomento trattato è stato lo studio delle equazioni differenziali. Se dovessi raccontare cosa sono nella pratica le equazioni differenziali in modo semplificato potremmo dire che sono degli enigmi che se risolti danno tutte le possibili soluzioni ad un problema, anche infinite soluzioni, che però diventano univoche, cioè vengono individuate, non appena vengono fissate le condizioni da rispettare, appunto, le condizioni al contorno. Un esempio classico è l'utilizzo di abachi per la soluzione dei più disparati problemi. Loro sono costruiti in modo tale che non appena definisco le condizioni che stanno sul perimetro dell'abaco si ha la soluzione al problema.
Mi è capitato di parlare con un signore che mi “ha spiegato” che alcune volte lavorare fuori le regole, se per regole si si intende non pagare le tasse, non e rispettare le regole HACCP, vendere frutta infischiandosene delle leggi sulla circolazione stradale, ed altro... potrebbe essere una cosa a parer suo legittima, in quanto, per motivi di sussistenza e sopravvivenza ci si può improvvisare una qualsiasi attività, naturalmente senza rubare, si può trasgredire.
Operando in questo modo di fatto si generano sperequazione fra individui di una stessa comunità fra quelli che pagamento le tasse e rispettano le regole e quelli che non lo fanno. Naturalmente i servizi resi alla comunità da questi che operano al di fuori le regole sono senza alcun controllo e realizzati secondo i canoni personali, non legali, che non è la stessa cosa.
Nel momento in cui mi è stato detto questo, senza che ciò però venisse pronunciato, è passato un messaggio: “siccome tu hai avuto la fortuna di essere nato in una famiglia che ti ha fatto studiare e che ti ha permesso di crearti una vita normale nelle regole, non hai alcun diritto di criticare coloro che non avendo avuto i tuoi stessi genitori, i tuoi stessi mezzi, oggi sopravvivono guadagnandosi da vivere come sanno fare loro e secondo lui in modo pertanto onesto.” Sembrerebbe che nell'equazione differenziale del lavoro, la condizione al contorno di nascita in una città del sud ti permetta di fare quello che vuoi, purché tu non rubi.
Mi preme esprimere un mio pensiero. Quando si trasgrediscono le cosìddette regole ad alcuni potrebbe venire in mente, purtroppo a molti, che se trasgredisco una regola, e nessuno mi richiama( nessuno significa coloro che hanno questo compito di farle rispettare) allora posso trasgredire tutte le regole. Mi spiego. Se evado la tasse, e nessuno mi dice niente per motivi di sussistenza, se vedo evadere le tasse, passa il messaggio che si può fare ogni cosa che a “noi” conviene:
1) non emettere lo scontrino fiscale ed evadere le tasse nei negozi;
2) non pagare i lavoratori dei negozi secondo i giusti contratti;
2) non fatturare le prestazioni per attività specialistiche svolte;
3) posteggiare dove si vuole, emblematico il posteggio “ ultra” selvaggio in prossimità dello stadio quando la squadra del Palermo gioca in casa;
4) sporcare la città buttando rifiuti in modo incivile e non consono al conferimento;
5) non pagare il biglietto per l’uso dei servizi pubblici;
6) vandalizzare l’arredo urbano;
7) trasformare le vie del centro in un fast food a cielo aperto;
8) improvvisarsi venditore ambulante nelle zone pedonali del centro.
Questo messaggio che si può fare tutto viene poi amplificato da alcuni che si sento autorizzati a compiere reati penali gravi, come spacciare droghe facendosi, perfino, il segno della croce con la prima dose di droga venduta (lo stesso gesto fatto da alcuni giocatori di calcio quando entrano in campo o da alcuni venditori della mia città con il primo incasso del giorno). Come a chiedere la protezione di Dio per l’andamento della giornata di spaccio di droga, ciò che è stato documentato a Palermo dalle indagini di Polizia, un cosa che va oltre il massimo della distorsione di pensiero che un qualsiasi uomo possa immaginare. Penso che questa città, Palermo, dovrebbe avvertire chi non la conosce che qui, in questo luogo, tutto può essere messo in discussione, il limite che non si può superare dipende da ogni individuo che la vive, perché siamo in una perenne situazione di necessità, anche quando non è vero.
Al riguardo penso che alla storia del passato comune, sia di chi forse è stato sfortunato o fortunato, si può solo guardare per trarre insegnamento per progredire tutti insieme nella comunità in cui si vive, ciò che conviene a tutti. A parer mio chi non sa lavorare nelle regole deve fare uno sforzo per mettersi nelle regola, magari progressivamente, diremmo oggi con un processo di transizione, e chi vive nelle regole deve fare tutto il possibile per aiutare chi, per motivi di nascita e cultura, ne sta fuori. Continuare nell'indifferenza lasciando questo mal costume culturale sarebbe una barbarie, in contrasto al concetto stesso di civile convivenza, si rimanderebbe il problema ai nostri rispettivi figli che dovrebbero ripartire dall'impasse di coesistenza, che noi non abbiamo saputo affrontare e che forse non verrà mai superato.
Mi piacerebbe sentire il parere di molti miei concittadini di Palermo e del sud.
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